lunedì 28 settembre 2009

10 pt. al migliore

La seguente domanda è della teutonica Adele Kroninberg, a voi.



Sabato ho incontrato il mio Doppelgänger. La mia sosia, proprio la stessa faccia, uguale, spiccicata. Anzi no, non l’ho conosciuta. L’ho solo incontrata. Tutto all’improvviso.
La mia domanda è questa: come posso convincerla della necessità cosmica che noi due, cioè io e lei, si scopi? Insomma, come posso provarci con lei? O più in generale, come si fa a provarci con qualcuno? Io ne sono totalmente incapace. Non ci ho mai provato con nessuno. E non ci ho mai provato con nessuno proprio perché non ne sono in grado. O il contrario, probabilmente. Non so proprio come si fa, sono inetta, timida. Avevo pensato di leggere Ovidio in traduzione turca, ce l’ho in casa, oppure il “Laberinto d'Amore di Messer Giovanni Boccaccio, aggiuntovi nuovamente un Dialogo d'Amore molto dilettevole” (non è vero, questo non ce l’ho), oppure di chiedere a qualcuno. Di chiedere a qualcuno, sì.
C’è da considerare che lei potrebbe essere come Deborina (http://www.youtube.com/watch?v=hqhdMjYWYks), così cretina che non ti si alza (perdonatemi, non so declinare il concetto al femminile), ma resterebbe comunque la mia sosia. Il mio Doppelgänger, voglio dire.
Io poi non sono neanche colta. Ho letto sei libri su come sembrare colti. Sono disposta a leggerne anche altri 967 (di libri su come sembrare colti), ma, chiaramente, non posso ancora dirmi colta.
Ho anche il secondo dito del piede più corto del primo. Anni fa, non mi ricordo di preciso quando, ho passato molto tempo a osservare i piedi in molti quadri. Niente, nessuno che avesse il secondo dito più corto. Voi non sapete. Non sapete del Pomerium che c’è tra noi col secondo dito più corto e tutti gli altri. Ma Non possiamo lamentarci Cresce l’erba, il prodotto sociale, l’unghia delle dita, il passato. E poi, sarà che mi ispira l’invidia, ma certi piedi col secondo dito più lungo sono proprio una merda, come lui (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/55/Jean.jpg/250px-Jean.jpg). E anche troppo fallici.
Da un po’ di tempo scrivo, proprio come gli spiriti artistici. Scrivo di quello che mangio, elenchi minuziosissimi. Me lo ha detto la psicoqualcosa. Sono pezzi facili, cose così:
-Vaschetta di gelato intera (h 18,00)
-Tutto il pane che ho trovato (h 19, 10)
-Due dita in gola, santoddio (h 19, 20)
Roba che nemmeno Ammiano Marcellino.
È una malattia con un nome che non mi ricordo, una parola che un po’ somiglia a “bungee jumpy”, mi pare. In fondo, siamo sinceri, al giorno d’oggi esistono ben poche malattie. Prima di Ippocrate e anche all’inizio di Ippocrat3e, ce n’erano un mucchio, erano anche più magiche. La polischidia nosologica, quella. Oggi no
Queste cose non le dico mica così per dire. Tutto c’entra col fatto che non so come si fa a provarci e non ci ho mai provato con nessuno, almeno così mi sembra.
La psicoqualcosa non mi rispetta, concorre tutta una serie di motivi. Oltre al fatto di avere un morbo da tredicenni e di avercelo anche da ben prima dei 13 anni (boh, in forme diverse), c’è che non sono colta, come ho detto sopra e poi ci sono i capelli. I capelli. Prima capitava (prima, cioè anche 8 giorni fa) che li tagliassi in modo raccapricciante da sola e osassi anche varcare il limen. Qualche giorno fa, però, sono andata da un parrucchiere con un tariffario alto, sempre allo scopo di essere rispettabile. Un po’ dopo ho incontrato la mia sosia.
Mi hanno anche consigliato di non dirle che è bella, nemmeno che è carina. Insomma, è la mia Doppelgänger, sembrerebbe che io mi dia delle arie e la gente direbbe: “quella tipa si dà delle arie”. Io, in effetti, non ne avevo la minima intenzione (di dirle che è carina). Un ragazzo carino è Jacques Paul Migne, per dire. Più carino persino di David Hume. Io invece no.
Certo, faccio quello che posso. A volte leggo l’Enchiridion, ad esempio. Questo è uno dei miei passi preferiti: [Chirurgica operatio, qua sterilizatio obtinetur, non quidem est 'actio intrinsece mala quoad substantiam actus' et ideo licita esse potest, si quando ad salutem et sanitatem curandam est necessaria. Si autem ideo peragitur, ut prolis procreatio impediatur est 'actio intrinsece mala ex defectu iuris in agente', cum neque homo privatus neque auctoritas publica directum in membra corporis dominium habeat quod eo usque extendatur…].
Non ne ho una versione cartacea. Ero stata vicina ad averne una, un tempo. Una storia noiosa, come tutto il resto: qualche estate fa, avevo 14 anni (quindi 4 anni fa) frequentavo un vecchio prete, uno zio di mia madre. Mi sembrava una cosa sufficientemente pheega, come ei Dubliners. Come nei Dubliners, intendo. Aveva moltissimi libri. Era un gesuita, un patrono medievale delle arti. Rimbambito, anche. Poi è morto. È morto a novembre. Mi aveva lasciato la biblioteca in eredità, proprio nel testamento (una cosa ancora più figa, innegabilmente). Ma dei parenti (quelli cattivi, si capisce) manomisero il testamento, dunque niente. C’è da aggiungere che quelli erano veri parenti, di sangue, col sangue e per il sangue. Mia madre era una nipote adottiva, posticcia. E io la figlia di una nipote adottiva e posticcia.
La mia domanda è ancora questa: come si fa a provarci con qualcuno (con una sosia, in particolare)?

Ciao

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