giovedì 17 settembre 2009

Le Trippe di Poliu Gnorize

Poliu Gnorize ed io abbiamo grossomodo la stessa età. Difatti lo conosco fin da quando andavo a scuola. Mentre io andavo a scuola lui sbrigava lavoretti per conto dei negozianti del quartiere. Lo vedevo la mattina che si affaccendava attorno alle bancarelle a tirar su i pacchi e le cassette. Talvolta, la mia aula ricordo aveva delle grandi finestre, riuscivo a scorgerlo per la via mentre correva a sbrigare commissioni. Capitava anche che svolgesse mansioni per il bar del rione e allora ogni tanto lo vedevi anche per i corridoi della scuola a portar su per le scale caffè ai dirigenti. Quando poi capitavano giorni che nessuno avesse bisogno di lui, Poliu Gnorize trovava lo stesso il modo per ricevere la sua paga, magari con inghippi poco ortodossi. Era un bravo ragazzo, in ogni caso, solo era assai povero. Sia di danaro che di intelletto. Ricordo che all'uscita dalle classi, quando anche i negozii della zona ritiravano la baracca, noi scolari incontravamo sempre Poliu Gnorize ancora in giro per la strada. Lo salutavamo ridendo e scherzando e si finiva sempre per portarlo con noi a spasso in quei pochi momenti dove, prima di ritornare a casa, si usava andare in giro a divertirsi comprando caramelle, liquirizie e zuccheri filati, facendo giri sulle giostre e acquistando i giornaletti quotidiani con i fumetti. Ora noi scolari, chi più chi meno, usavamo per questi divertimenti i soldi che i genitori ci davano per il pranzo, mentre Poliu, l'incauto Poliu, utilizzava per divertirsi con noi tutti i soldi che era riuscito a guadagnare la mattina. E non che fossero pochi, mi raccomando, semplicemente Poliu spendeva senza badare al ritegno tutto ciò che aveva in tasca. Egli era sempre colui che al momento del ritorno aveva mangiato più dolciumi, aveva girato più giostre ed in tasca aveva più giornaletti. Soprattutto i giornaletti erano oggetto della sua scialacquatezza: non ve n'era uno che Poliu non acquistasse per se. Ed era in compenso tuttavia colui che si divertiva di più.
Negli anni successivi va confessato che non intrattenni mai particolari rapporti con Poliu Gnorize e anzi, quando il quartiere cominciò a riempirsi di quegli immigrati che tanto ci angustiarono all'epoca e andava degradandosi più di quanto non fosse già degradato prima, persi ogni contatto con lui in quanto mi trasferii, come altri, con i miei. Lo ritrovai soltanto una quindicina d'anni dopo, quando tornai nel rione prendendo ad abitare questo mio piccolo appartamento e a dire il vero fummo piuttosto felici di ritrovarci, come possono essere felici due sopravvissuti ad un'epoca accomunati esclusivamente da ciò. Mi resi conto che la maturità non era stata clemente con Poliu, ora alto ed incurvato come se la sua gracilità gli impedisse di ergersi correttamente. Parimenti il viso era lungo e scavato ed era imbruttito da un pizzetto ispido e lungo che egli si ostinava a far crescere. Chiacchierando venne fuori che non solo l'aspetto di Poliu Gnorize era peggiorato. La sua scarsa oculatezza nei confronti del denaro e degli affari era diventata quasi proverbiale nella zona ed egli non era oggetto di continue truffe soltanto perché non aveva i soldi per cui essere truffato. Una volta mi trovai a passare per la sua abitazione e da allora raramente oso lamentarmi per il cattivo stato del mio appartamento. Poliu abitava in una stanza seminterrata, umida, sporca e con solo due sottilissime finestre. Nella stanza si trovavano un materasso con qualche coperta adagiati per terra su un due assi di legno, un basso tavolinetto tarlato con sopra un fornelletto a gas e qualche rimasuglio di cibo. Posata a terra si trovava anche una lampada, sempre a gas, in quanto durante gli ultimi lavori nel palazzo la stanza di Poliu era malauguratamente rimasta tagliata fuori dalla rete eletrica. Infine, per tutta la stanza, lungo le pareti ed in mezzo sul pavimento, c'erano accatastate innumerevoli ed altissime pile di giornali a fumetti di ogni foggia e pubblicazione, catalogati con insospettata perizia. Poliu Gnorize, ebbi modo di concludere, non era assolutamente cambiato dai tempi della sua infanzia.
Fu la conoscenza così profonda di questi aspetti per cui mi stupii sommamente quando, incontrato lo Gnorize al mercato dietro un carretto di trippa, chiacchierando mi disse che era lui il proprietario di quell'attività. Poliu Gnorize impiegato nelle trippe? Poliu Gnorize investitore? Che avesse tenuto nascosto al mondo intero per tutti quegli anni di come anche lui in realtà fosse capace di ricavare un reddito durevole? Di dove si era procurato il denaro per mettere in piedi un' attività? Si, pur modesta come può essere il gestire un carretto di trippe, ma pur sempre un'attività. Non riuscendo a trattenere la mia curiosità chiesi informazioni al riguardo allo stesso Poliu. Lo trovai molto felice della domanda, e mi diede appuntamento per quel pomeriggio in un bar del rione promettendomi spiegazioni.
Ecco dunque giungere il pomeriggio e ritrovo Poliu Gnorize effettivamente seduto ad un tavolino del bar indicatomi, intento ad ordinare al garzone qualcosa di fresco da bere. Che capovolgimento! Mai, davvero, mi sarei aspettato di vedere un giorno il povero Poliu seduto ad un cafè per bersi qualcosa e chiacchierare. Ruppi gli indugi e mi feci dunque avanti.
“Poliu, Poliu! - salutai – Eccomi qui, infine!”
“Oh, mio carissimo e speciale amico, accomodati, allora, ti prego!”
E dopo esserci abbracciati ci sedemmo. Chiacchierammo piacevolmente di cortesie ed io mi feci portare un'acqua tonica per rinfrescarmi, tanto era lieta l'atmosfera. Venimmo poi, sempre assai lietamente, al dunque.
“Poliu, piuttosto, dimmi un po' allora com'è che sei finito a tirare quel carretto di trippe che t'ho visto al mercato.”
“Ah, gran cosa questa, Aristandro, gran cosa davvero!”
“Dimmi, dimmi, ti sarai fatto prestare i soldi da qualcuno, un fortunato ritrovamento?”
“No, no...”
“Un amante, allora! Hai incontrato qualcuna che ti sostiene?”
“Nemmeno, nemmeno”
“E cosa, allora, Poliu? Non riesco proprio ad immaginare! Quale meraviglia...”
“Lagrime, Aristandro, proprio una meraviglia: lagrime!”
“Lagrime?”
“Lagrime! Ascoltami che ti racconto. Eccomi l'altro giorno che passeggio per i giardini e ad un certo punto mi capita di sottecchi un giornale, aperto sulla pagina della cronaca mortuaria.”
“I morti?”
“Si, i morti. Allora per curiosità mi metto a leggerlo ed ecco che chi ti vedo? Morto Perone Discene, per fame. Capisci? Perone morto per fame!”
“Non lo conosco, chi fu questo Perone?”
“Ci dividevo la stanza! Non m'ero nemmeno accorto che fosse morto! Venni poi a sapere che l'avevano portato via gli altri condomini mentre io dormivo. Ogni giorno lo vedevo buttato li, accasciato contro le pareti e mi limitavo a dirgli il buongiorno e la buona sera, ed ecco che lui mi muore! Lì per lì non me ne importa gran che, poi però rifletto sull'argomento e mi rendo conto che anche io conduco la stessa vita di Perone. "Forse che anche io morirò di fame come lui" mi dico? Vengo colto così da un'indicibile angoscia e corro a casa per piangere. E piango, Aristandro, piango disperato e proprio piangendo ecco che mi viene incontro la salvezza!”
“Quale salvezza?”
“Le mie lagrime, le lagrime di cui ti dicevo! Cadendo a terra, esse si trasformavano in trippa!”
Ero sbalordito, dunque le trippe che vendeva Poliu al mercato erano frutto delle sue lagrime? Incredibile, riusciva financo a venderle!
“Ecco dunque che mi sono sistemato, vendo le trippe e mi tengo da parte qualcosa, poi mi mangio il rimanente. Ah, come sono felice!”
Ed era davvero felice. Era così felice che mi spiacque davvero molo dover dire ciò che dissi. Ecco dunque le mie parole.
“Poliu, quello che dici è molto bello, ma devi renderti conto di un fatto. Ora che sei felice, non piangerai più, e se non piangi per la disperazione non potrai più avere le tue trippe”
Era vero, e anche Poliu Gnorize se ne rese conto. Lo lasciai che, scioccato dalla scoperta, ancora piangeva a dirotto.

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