E tu, se ancora puoi,
proteggimi dai confini spalancati della terra,
dalle cosce bianche delle sconosciute, salvami
dal neutrone di sonno
impastato sul fondo della gola.
Così, quando è notte di luna ennesima,
l'alta marea del pianto ci batte alle orecchie
e scendiamo con la testa sott'acqua, in alta montagna:
proprio allora il verbo ritorna alla matrice logica
come l'alfiere di piombo della Guardia Giovane,
regredito al grumo di polvere, all'avancarica,
allo stampo pressato.
Un'allucinazione tra i tentacoli, infine,
le lancette nel quadrante aritmetico, dalle parti dell'amigdala:
così, accanto, ci camminano nugoli di somme,
numeri piombati
per la massa inesplosa della balena.