venerdì 31 luglio 2009

Il vento di Meteomicrone

Caro Aristandro, in questo momento se la persona che più sento vicina, l'unica a cui potrei indirizzare questa lettera.
È un momento molto difficile, il mio, desidero metterti a conoscenza di un segreto che mi porto dietro da molti anni ormai, e che da qualche giorno mi causa particolari e gravissimi problemi. Ti prego dunque di leggere questa mia lettera con la dovuta attenzione.
Devi sapere, caro Aristandro, che i miei piriti bucano i tessuti. È esattamente così, sicuramente non te ne sarai accorto poiché ho avuto molta cura di tenere la cosa nascosta, soprattutto alle persone che più mi stavano a cuore. Non ho dubbi che la cosa possa tuttavia risultarti assai strana, per cui procederò per gradi, ti narrerò innanzitutto di come si manifestò la prima volta in me questa particolarità, poni attenzione.
Ero allora giovane di sedici anni, l'età ormai definibile come lontana quando il primo avanzare dei veri sentimenti li rende imprevedibili, esotici e possenti come le mandrie che corrono in quelle lontane praterie di cui già parlammo talvolta. Anche io, per l'appunto, ero stato travolto dalla carica di queste tenaci emozioni e mi azzardavo per la prima volta a placarle portandole a dissetarsi a quell'abbeveratoio che doveva essere Pressimene, mia dolce amica già dalla tenera infanzia. Avendola dunque già frequentata da parecchio tempo ed essendo molto in confidenza con lei presi rapidamente la decisione ed essendo anche piuttosto, per l'età, inesperto nel daffarsi, decisi parimenti di non perdermi troppo nei corteggiamenti e di presentarmi celere alla fanciulla nella mia vera forma di desiderio.
Ora, quando anche tu certamente ti sarai ritrovato a manifestare per la prima volta il tuo desiderio all'oggetto tuo, ricorderai come avviene una grande emozione, quasi un groppo di varie tonnellate posato sulla schiena che impedisce molto facilmente di spiccicare parola. Ecco, io riuscii a superar l'ostacolo e le cominciai a parlare come ero solito fare, tuttavia mantenendo sia gli intenti che le difficoltà. Ad un certo punto del discorso, mentre sto per decidermi a sbrogliare il nodo, per la forte apprensione veloce ma silenzioso mi sfugge un pirito. Eravamo all'aperto e si passeggiava lungo un vialetto di campagna abbastanza solitario dunque non mi preoccupai più di tanto della cosa, anche perché ero molto concentrato sulle parole da dire quando, per seguire il moto di un uccello in volo, Pressimene si volta indietro e con sorpresa osserva che per terra, dietro di noi, ci sono dei brandelli di stoffa ove poco prima v'era solo polverosa ghiaia!
Non c'è bisogno che t'interroghi, erano si stoffe provenienti dai miei pantaloni, e non ci volle molto perché Pressimene se ne accorgesse, con mia grande sorpresa e ancor mia più grande angoscia. Non ti racconto nei dettagli i momenti successivi, poiché provo ancora una grande vergogna nel ricordarli. Ti basti sapere che da quel giorno ogni mia flatulenza mi è costata un ricambio di biancheria.
Col tempo, già prima di conoscerti, imparai a studiare la frequenza di queste fuoriuscite, la loro aggressività nei confronti dei diversi tessuti e pian piano riuscii ad adattarmi alla cosa. Devi sapere dunque che io sono ben più magro di come mi conosci, poiché indosso infatti costantemente sette mutandoni di lana invernale sotto i pantaloni, e ciò è causa anche di quei “problemi miei di abbondante sudorazione” di cui spesso sono stato costretto a raccontarti mentendo. Non prendermi adesso come un bugiardo degno di disprezzo, era in fondo una cosa piuttosto imbarazzante ed effettivamente non necessaria alla nostra frequentazione. In ogni caso desidero chiederti scusa, anche perché ora vorrei chiudere questa premessa che va dilungandosi anche troppo cascandomi giù da gradini stilistici.
Dopo la spiacevole vicenda avuta con Pressimene non provai più ad avere relazioni approfondite con coloro verso cui nutrivo interesse, un po' per paura ed un po' perché ero preoccupato maggiormente dal problema dei buchi, alla fine mi ritrovai abituato alla situazione mia solitaria. Due giorni fa, in mattinata, mi ritrovai tuttavia ad un appuntamento con una donna molto simpatica da me conosciuta in teatro. Difficilmente potrai conoscerla, si chiama Esticontrona e talvolta recita per diletto in quelle commediuole che gli attori di scarso successo fanno interpretare per mangiare persino ad attori non professionisti come lei. A dire il vero non era la prima volta che mi vedevo con questa signorina, ma era accaduto sempre assieme ad altre persone e da pate mia non v'era mai stato un particolare interesse nei suoi confronti, almeno fino a quando, tre giorni fa, non ricevetti un invito da parte di Esticontrona per vederci, noi due da soli, in mattinata per prendere un caffè, farsi una passeggiata e, soprattutto, farsi quattro chiacchiere e divertirsi un po'. Nonostante non ci fosse nulla di particolarmente sconvolgente fui turbato parecchio da quell'invito (come avrai intuito il mio animo non è abituato affatto nel trovarsi solo al cospetto di una ragazza) e tuttavia accettai, non riuscendo per la restante parte del giorno a far altro che pensieri sempre più approfonditi su Esticontrona, tanto che arrivai all'appuntamento della mattina successiva molto teso ed agitato, indubbiamente pieno d'emozioni.
E ora capisco, ahimè, la causa del mio male! Appena cerca di parlare di qualcosa con Esticontrona eco prorompere dal basso della mia schiena un fragoroso rumore come tuono di temporale, e non come la prima volta, ma stavolta molto intensamente, sento i sette mutandoni di lana e i pantaloni strapparsi uno ad uno come si sfracellano i pontili posti dentro a un nubifragio! Non ho mai vissuto una vergogna simile, fu come se quell'attimo durasse ore, come se il rumore rimbombasse e si riproducesse con echi, ed alla fine eccomi lì, al centro della via di fronte al bar più frequentato con i pantaloni e sette mutande di lana sbrindellate e penzolanti, con ogni singola pupilla puntata su di me!
Anche Esticondrona mi guardava con il viso deformato dallo sgomento, ma subito, sia maledetto il suo essere uno spirito felice, essa non resistette al proprio animo e dalla deformazione dello stupore passò allo stupore della risata ed assieme a lei il viale intero. Fuggii e da quella mattina sono due giorni che sono chiuso in casa senza uscire né vedere nessuno, solo con le mie flatulenze che ora non smettono un solo istante di rumoreggiare tempestosamente. Già quattro volte i vicini sono venuti a bussare curiosi ed io li ho scacciati via malamente, accompagnato dal solito e orribile rombo.
Ora mi ritrovo a scriverti questa mia, Aristandro, perché ho bisogno di prendere una decisione. Aspetterò il prossimo passaggio dei vicini e chiederò loro di imbucare per me questa lettera, dopodiché andrò ad appendere una delle robuste corde che tengo in casa alla trave del mio soffitto e mediterò se sia o meno il caso di porre fine a questa mia sfortunata e ventilata vita. Ti prego dunque, quando avrai ricevuto e letto questa mia missiva, di porre pausa ai tuoi affari e precipitarti qui da me. Se mi sarò cascato giù con la corda appeso, avrò bisogno di qualcuno che mi tiri giù e mi organizzi un modesto funerale, e vorrei chiedere a te d'assumerti questo spiacevole onere. Se invece avrò giudicato cattiva questa idea che ora vengo d' illustrarti, avrò probabilmente bisogno di qualcuno che mi consoli e che mi tenga compagnia recando con se un paio di damigiane di quel buon vino che tu conosci tanto bene.

Grazie,

Tuo Meteomicrone.

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