giovedì 30 luglio 2009

La pelle dipinta (variazioni su un tema di Pu Songling)

A Taiyuan viveva un uomo chiamato Wang. Una mattina stava passeggiando quando incontrò una giovane donna con un fagotto in mano che camminava di fretta, da sola, sulla strada. Dato che si muoveva con una certa difficoltà, Wang accelerò il passo e riuscì a raggiungerla. Scoprì che era una bella ragazza, di circa sedici anni.

Ai racconti popolari
dobbiamo un tributo:
ci nascondono i vasi da notte
e le risposte, follie.
Ma delle pietre
fanno orologi, dighe;
del sangue, mattini.

Il tuo consiglio è blando,
cauto perorare
"con le ginocchia della mente inchine"
scandagli un vago approdare,
ti dividi in aria.

Guardando dalla finestra della biblioteca, Wang vide un demone terribile, con la faccia verde e i denti affilati, tendere una pelle umana sopra il letto e dipingerla con un pennello. Il demone infine buttò via il pennello, scosse la pelle e se la mise sulle spalle come se fosse un cappotto, ed ecco! Era proprio lui, la ragazza.

Del tuo itinerario
salvo tutto, fuorché il Tempo:
i tuoi secoli non hanno peso,
nè fronde. E' una forma
la tua lanterna, il tuo amuleto,
aria divina.

La ragazza fece a pezzi lo scacciamosche, sfondò la porta e corse verso il letto, dove squartò Wang e ne estrasse il cuore pulsante, con il quale se ne andò. La moglie si mise ad urlare, ed entrarono i servi con una candela; ma Wang era già morto e la sua carcassa costituiva il più miserevole degli spettacoli. Il sangue schizzava ovunque dalla cavità nel suo petto.

Ed è con un lancio di monete
di bronzo, con le ossa di tartaruga
che i tuoi vaticini sospirano,
piovono enigmi e il sogno non collima
si perde, come uno spillo.

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