domenica 5 luglio 2009

#12

Mentre la carcassa del giullare rinverdiva le ginestre per cinque minuti, le attese dei folletti e degli gnomi si allungavano di qualche manciata di vite.
La nonna raccontava che ogni angstrom del suo corpo era ricoperto di macchie, ma a me interessava poco.
A breve sarebbe cominciato il cartone animato dei Pokémon, e l'emozione era tanta che avrei dovuto chiamare un compagno di classe per cantare la sigla.
Durante i titoli di coda, dieci anni dopo, stavo accarezzando la mia cagnolina invecchiata, mangiavo le fragole di bosco della casa di montagna mentre quella correva intorno, e ansimava così forte che mi sono ritrovato al funerale di mia nonna, la dalmata, a consolare la sorella che mi singhiozza sulla spalla.
Quante volte sono fiorite e sfiorite le ginestre, da quando il sudore mi incollava la cornetta all'orecchio, in un apice di entusiasmo che presagiva un futuro di sconfitte?
Di fiori così brutti mi interessa così tanto... eppure, le maglie offuscate registrano qualcosa: un Pinocchio di 16 metri, conficcato nell'asola del gilet della memoria, i cui taschini sono pieni di canzoncine e il cui colore, cangiante, mi inganna da secoli.
E questo cane, che non è ancora morto, ha già un suo epitaffio, e mi chiedo se sia poi così sbagliato:
Morta Dorina è qui: l'irata Dea
La trafisse de' boschi, a sdegno mossa
Perchè in beltade i cani suoi vincea.
Ma l'ora si fa tarda, e non posso certo perdermi la puntata in cui Ash deve dare l'addio a Butterfree ed è così commovente quando piange e sorride guardando verso l'orizzonte, al tramonto.

2 commenti:

  1. Vecchio cretino, ci sai fare. L'addio di Butterfree era davvero toccante, ed è sacrosanto che qualcuno, finalmente, ne abbia scritto.

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  2. leggendo Generazione X ritrovo il segno di quella scrittura... ma anche Vian, Queneau. Bene.

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