mercoledì 4 agosto 2010

Choralyst si sposa

Ammutinamento

L'ultima volta che abbiamo visto Choralyst, era già grandicello. Si trovava da qualche parte tra la matematica e l'esistenza, se non ricordo male, mentre ad oggi Choralyst ha venti anni, età in cui a quel paese lì, bisogna prendere moglie.

Così una buona volta si mise in cammino per quel giardino di notte e di vecchi con il cappello, che poi è sempre il solito giardino con i lampioni curvi dell'altra volta. Ascoltando le papere allo stagno, pensava che sarebbe stata l'occasione per imparare a parlare, e poi che sarebbe stata proprio l'occasione per imparare a parlare a dissiparsi per nulla, quel giorno. E che si, bisognava proprio cambiare aria, per Choralyst.
Bisogna tener presente come è fatto un Choralyst. Uno scansafatiche da taschino, perchè con Choralyst d'impulso ci si metteva la giacca ed un apposito cappello, ed era forse la bruttezza il suo distintivo, visto che Choralyst (per chi non l'avesse capito) era il Brutto tempo.
Un provincialotto, figlio bastardo di una pioggia acida di città ed il suo temporale occasionale. Da piccolo la madre lo portava spesso a visitare i bei monumenti, gli alti obelischi e i campanili a zonzo sulle chiese. Lo teneva per mano, insensibile alla sequela di sguardi in tralice, alle frequenti offese che, da sgualdrina, costanentemente la perseguitavano. Così Choralyst aveva imparato la storia, aveva imparato a leggere grazie alle iscrizioni tombali di certi papi con il naso all'ingiù. Vi si appassionò con esagerato entusiasmo e quando al decimo compleanno ricevette in regalo un piccolo cimitero in periferia, Choralyst tuonava di gioia.
Dalle tombe, aveva imparato il silenzio.
Sebbene il padre fosse sempre stato in giro per lavoro, la vita di Choralyst è in generale una comune vita da brutto tempo: un po' più di una pioggerella, un po' meno di un acquazzone. Ebbe anch'esso le proprie disgrazie: aveva sedici anni quando per via di un'ordinanza comunale il piccolo cimitero agreste fu distrutto in favore di una nuova Kiko e Choralyst si ritrovò a piagnucolare per qualche tempo ed in diverse direzioni. Come tutti i tutti i pellegrini, cercava ospitalità, del pane, forse una candela.
Ma quando chiedeva: -Avreste un piccolo cantuccio per un brutto tempo?-
Tutti rispondevano più o meno la stessa cosa: -Vogliamo solo aria pulita e belle giornate, torni quando avrà un po' più di sole-
Dunque, una alla volta tutte le porte si chiusero. E Choralyst, triste e sconsolato, vide bene di sistemarsi dietro il primo cancello che vide.
Il parchetto comunale: qui lo ritroviamo; con papere.

Per quanto ci avesse riflettuto, Choralyst non aveva proprio idea di come si potesse trovare moglie. In compenso aveva una minima idea di chi fosse Cesare Pavese.
-Ma a che serve- oscillò tra i rami -A che serve avere una moglie, picchio artistico?-
-Oh- sfrattando un'ala dal proprio buco, l'amico apparve. -serve se vuoi imparare a parlare-
-E noi, non stiamo forse parlando?-
-Si, ma non stiamo dicendo niente.-
Il picchio artistico accese il piumaggio un po' troppo nero (mentre affievolì quello un po' troppo bianco). Il picchio era un artista, sosteneva che nessuno avrebbe mai rotto il suo silenzio. Poteva solo picchettare.
-In ogni caso, se si deve..che se serva o non serva..si deve. Dove si trovano le mogli, allora, amico?-
-Ho letto che in un giardino come questo tanto tempo fa c'era qualcosa di simile.-
-Quindi crescono anche nei giardini-
- Pare. E pare che si chiamasse Eva.-
-E come fai a dire che assomigliava ad una moglie?-
-Il Doktoro Serpertivago mi ha detto che è stata la prima moglie della storia-
Il dott. Serpentivago era (ed è) un grande lettore.
-Bene!- Esclamò Choralyst battendo i nembi. -Mi diresti, amico rumoroso, come si arriva a questo giardino?-
-Mi pare si chiami Eden, dovresti andare alle stalle e prenderti un buon destriero. Dal nome sembra un posto molto lontano.-
-D'accordo. Allora, batteresti una mezza per me, picchio artistico?-
-Senz'altro.- Il picchio artistico battè la mezza e come una saetta Choralyst pervenne alla stalla.

Nella stalla di quel piccolo paese dimoravano tre cavalli.
Choralyst aprì la pesante porta di legno. La prima cosa che vide, fu che ne mancava uno e che gli altri due sembravano in qualche modo parenti, non proprio gemelli, ma forse fratelli, o sorelle. Choralyst non perse tempo, ma successivamente accolse l'occasione di perderlo; pertanto si interessò inutilmente di dove fosse il terzo cavallo.
-Il tevzo cavallo..-ghignò quello nel lotto centrale -quel buono a nulla!-
-Non essere così severo. Il cavallo estetico sarà di ritorno appena lo vorrà il vento, io sono il cavallo religioso, lui è il cavallo etico.-
Il cavallo etico si inchinò. Choralyst fece altrettanto.
-Ti andrebbe- proruppe Choralyst - di accompagnarmi al giardino dell'Eden?-
-io?!-
Bisogna tenere di conto che il cavallo etico ha gli zoccoli così pesanti che non può assoutamente essere utilizzato nelle passeggiate. A parte questo, fa tutto ciò che fanno gli altri cavalli, ma spesso è di cattivo umore, perchè appunto, non può fare tutto quello che fanno gli altri cavalli.
-Infatti non può trottare, nè correre-
-io?! senti cosa dice questo. Io mi sono risoluto di essere un cavallo che vive nella sua stalla, non altro.-
Nell'accostarsi a Choralyst, l'altro ridusse il tono della voce.
-Non si lasci ingannare dal paraocchi, sa...soffre molto per non poter galoppare e battere lo zoccolo se non arriva il fieno. Ne soffre davvero molto, così quel paraocchi gli serve per non aver sempre innanzi l'evidenza. Insomma, lo fa sentire più normale. Non vede il sole se non da qui..del resto.-
Choralyst fece cenno di aver capito, si scusò profusamente con il cavallo etico e domandò al disponibile quadrupede infine, dove avrebbe potuto trovare un mezzo per arrivare al giardino dell'Eden.
-l'accompagnerò io, allora.-
Senza dilungarsi in melliflui ringraziamenti, Choralyst si pose sopra il cavallo religioso per dirigersi assieme verso il tanto atteso amore dell'Eden.

Dispera e Melanconia: i frutti dello spirito

Galoppa, galoppa, i due arrivarono innanzi alla Piana delle talpe.
Le talpe, come si sa (grazie signor Beckett), non sono mai sobrie; infatti anzichè costruire sulla terra, costruiscono sotto terra. In questa Piana, tuttavia, si radunavano tutte le talpe che volevano uscire dal giro dell'alcool, e che qui si ritrovavano a loro disposizione una grande quantità di sabbia offerta dallo Stato (per questo è più un deserto che una piana, ma in fondo la talpa è ubriaca anche nel dare i nomi) con cui costruivano i loro primi castelli di sabbia in superficie.
Choralyst non si aspettava affatto uno spettacolo così arido: di giardini non se ne vedeva nemmeno l'ombra. Prima che ponesse qualsiasi questione, il cavallo religioso prese accordi con una vecchia talpa dall'aria solenne. Fattisi tre, essi scesero fin dentro un vecchio tunnel sacro cosparso di rum e Porto (presumibilmente il Porto di Jurambalco), il quale tra l'altro, oltre ad essere piuttoso melmoso, emanava un certo cattivo odore.
In fondo al tunnel c'era un grande tappo di sughero. La talpa estrasse il tappo e scappò.
Nè Choralyst, tantomeno il cavallo religioso, trovarono in loro stessi la risposta alla domanda "che cosa accadde dopo?". Furono avvolti da diversi vini, poi a poco a poco il vino venne prosciugato dal Mar Rosso. E l'Eden apparve.
-Si- Pensò Choralyst -ora sono nel posto giusto, ma come faccio a sapere cosa devo cercare?-
-So io cosa cerchi- soggiunse d'un fiato il cavallo religioso. Trotterellava piano mentre parlava, così la sua criniera azzurra prendeva riflessi neri.
-E come, se non lo so nemmeno io?- obiettò Choralyst.
-Vedi la mia criniera? Ha preso riflessi neri perchè tu, che sei uno spirito nero, sei sopra la mia groppa. Quando qualcuno sale sopra di me, diventa parte di me, ed io posso trovare in me le sue risposte. Per questo non ho la sella nè le briglie, ma dirigo il viaggio nel migliore dei modi possibili.-
-Grazie a DIO!- Esclamò Choralyst in preda all'euforia. -Allora, dimmi, dove andiamo?-
-A cogliere una dispera o una melanconia: i frutti dello spirito-
Prima che l'altro potesse aprir bocca, il cavallo religioso assunse un andatura un po' più dinamica ed in una decina di minuti, occorsi al fine di una accurata ricerca, i due trovarono l'albero delle dispere e delle melanconie.
C'era un frutto giallo molto simile ad una pera.
Il cavallo religioso spiegò che quella era una Dispera.
C'era anche un frutto rosso simile ad una mela.
Il cavallo religioso spiegò che quella era una Melanconia.
-E qual'è la differenza?- chiese Choralyst.
Gli fu subitamente spiegato che molto tempo fa un altro essere fu portato in quel giardino, gli fu chiesto di scegliere, ma scelse male e da quel momento è entrato il male nel mondo.
-Quindi anche a lui fu chiesto di scegliersi una moglie?-
-In un certo senso- rispose il cavallo -in un certo senso aveva già una moglie, ma doveva scegliere se invitare o no il dott. Serpentivago al matrimonio.-
-Ma allora-Choralyst esclamò -io dovrei avere già una moglie per cogliere...-
-No, lui era una cosa diversa. Qui ci sono i due frutti che ti si addicono, uno porta da una parte, uno porta dall'altra.-
-Ce n'è uno più buono dell'altro?-
-No, fanno ugualmente schifo-
-Allora in base a cosa posso scegliere?-
-Dipende se ti vuoi sposare in giallo o in rosso...-
-"L'uccello di Minerva esce sempre al tramonto"-
-"Meglio una gallina oggi che un uovo domani"-
Choralyst scelse la dispera. Era gialla, e gli era sempre mancato il sole, gli avevano detto.
-Hai fatto la tua scelta- disse il cavallo religioso. Ed insieme si avviarono finalmente verso casa.

Salutato l'ardente destriero, Choralyst varcò i cancelli del suo giardino. Decise di tenere la dispera con sè tra le nuvole. A vederla così sembrava una macchiolina gialla, ma con il tempo raggiunse le dimensioni del sole, poi di tutto il cielo, rendendo Choralyst decisamente più luminoso.
Forse avrebbe dovuto mangiarla, però, perchè dopo qualche mese prese i vermi e Choralyst rimase lì, addolorato, sospeso a mezz'aria.
Avrebbe potuto trovarsi un'altra moglie, ma aveva paura di fare la scelta sbagliata. Fu costretto a gettare la dispera al picchio artistico, perchè le concedesse degna sepoltura. Da lì poi crebbe una fogliolina, ma veniva sempre calpestata dai ragazzini del quartiere, che adesso che c'era sempre bel tempo venivano a giocare nel giardinetto comunale tutti i giorni.
Più bello e più infelice.
Nessuno ha dubbi sul fatto che Choralyst sia il cielo più disperato della storia.


POSSIBILE MURALES: Chi semina vento raccoglie tempesta. Chi esamina vento raccoglie i frutti dello spirito.

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