venerdì 12 febbraio 2010

baco

Per cortesia, sarebbe il caso di smetterla. Lo sussurrano i tasti (muti) su cui affondo queste dita unte, sudate. Lo bisbigliano i pixel di questo monitor formicolando obbedienti; le palpebre pesanti, gli occhi affaticati, la testa ronzante.
Sarebbe proprio il caso di smetterla.
Crisalide perenne, nata marcia, il baco sgattaiolando nel bel mezzo di ogni metamorfosi.
Fossili prolettici, chimere futuribili incapsulate nell'ambra: una pioggia di dadi, e un vecchio che sbuffa. (Il baco al bar, con qualche falena.) Gentilissimi cristalli scintillanti, menzogne surgelate e verità imbalsamate. Apeiron di ricorsione, significativi barlumi di onniscienza – gorgoglii pregni di fascino. Le vite ad una ad una come perle su un filo di non senso; (Un altro po' di birra) e le parche miopi e un oltresciacallo sdentato. Ossa di mollica, briciole di tendini: strutture buone a seppellirsi da sole, automatiche, il segreto nel mordersi la coda. (Giù per la gola, solo; le farfalle, tutte morte. Pessima compagnia.)

2 commenti:

  1. Fossili prolettici, chimere futuribili incapsulate nell'ambra: una pioggia di dadi, e un vecchio che sbuffa.


    bellissima immagine. e bellissima opera. lei è talentuoso, gustav, dovrebbe aprire un chiosco.

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  2. Un po' come quando Adrian Leverkühn si scontra con l'immagine del malatino riverso sul letto, una malattia, uno scarabocchio di asimmetrie che grida fin dentro gli occhi.
    E poi la risposta, nell'altro grido (si sa, i visitatori sono come specchi) potrebbe essere una enorme farfalla, la riflessione meno spirituale che esista.

    Ho sempre odiato le farfalle. Sia vive che morte.

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