sabato 12 dicembre 2009

lacrymae rerum

"Save me from curious conscience, that still hoards
Its strength for darkness, burrowing like a mole"


dicevi dei gesti
che non hanno mai conseguenza – ma gestazioni, vuoti materni,
placente - l'immacolata concezione
alle colpe - ciascuna cosa inconcepibile, battuta: lo scandalo - la deiscenza
incantata degli oggetti
- e non so dirti se noi o i nostri biglietti
a scatti, dentati – se manovre a vapore
ad un'attesa, un treno, i gettoni di un incubo

ho imparato che il soffitto è una tregua, un chivalà,
tirare il fiato – che il centro popola gli angoli - e le cose, invece, un letargo dei luoghi – lacrymae rerum – ad sub-iecta

dicevi del sonno: una disciplina di suoni
i rapporti invariati, cautelari, la diplomazia dei corpi
(perciò dif-feriamo la morte - che sia biblica,
vendicativa)

siamo la stanchezza progressiva e magnifica e un po' ottusa- siamo gli occhi incollati
di insetticida - il mezzogiorno del dolore, alto sulle alogene – siamo un'educazione
al pianto - siamo una cultura, uno sconforto

2 commenti:

  1. "Posto che la bellezza sia una particolare distribuzione della luce, quella più congeniale alla retina, una lacrima è il modo con cui la retina -come la lacrima stessa- ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza"

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