io e il sire. un ver(s)o a testa (spezzati e divisi, all'occasione, per distribuire il dolore). un falso d'autore. non è divertissement. se non altro perché, in vita nostra, non ci siamo mai divertiti. senza ombra di dubbio. senza macchia. ma abbiamo paura (e per questo siamo santi, non eroi).
navigare è necessario.
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l'upupa imbottigliata è un'altra
- impagliate a stento, lungo i sopori domenicali
rispondono al richiamo e non somigliano
a noi, ritratti per i molteplici compleanni, le comunioni, le patenti
trapuntati nei nostri piumini a schermo, in faccia all'inverno
ma con le dita ghiacciate e la brina
inesplosa. Il pedaggio con l'obolo sotto, una suola,
guadagnare l'ascesa alle acque
superne, le nevi, che ricordano
alle cose il metallo, la membrana minerale: pur sempre
una nascita, l'opposto del principio, un primissimo
dolore delle cime - infine, un satellite.
La misura di quanto ricade, oltre l'ora e la traslazione
è un trasloco di palloni, mongolfiere, una rimonta fino alla febbre
e rimane, segno e paradosso, emblema
girandola e mulinello, alle correnti.
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- ecco, abbiamo scritto una cosa
. da aggiungere alle altre
. forse un giorno ci saliremo sopra
. e raggiungeremo lo scaffale
. dei biscotti
- o la corda
sabato 23 gennaio 2010
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io credo che vi siete divertiti molto durante la stesura (o dovrei dire la "sutura"?) dell'opera. e lei, claudio, non menta, lei ha sempre una macchia sulla camicia, sempre.
RispondiEliminala satura.
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