sabato 27 giugno 2009

Averroè reloaded, ovvero un (altro) discorso sulla cattiva scrittura

Chi scrive scrive per sé, scrive perché gli piace scrivere, perché scrivere non è una cosa che s’impara, è una cosa che ti viene, è come uno starnuto, è come una risata, ti esce, è lì, devi pigliare una penna e scrivere.
Chiara Strazzulla

Il vecchio Manuel ed io passiamo il tempo cercando pessimi scrittori. Insomma, non è che ci resti molto altro, a parte l'allegria del pianto (per dirla alla Vecchioni). Ne troviamo, oh se ne troviamo! Il loro nome è Legione. La tizia che vedete citata in esergo è una scrittrice fantasy, ha diciassette anni, non è gnocca - e questo, in tutta onestà, risolverebbe di per sé la questione. Pubblica con Einaudi. Quelli che hanno rifiutato Saramago. Compratela, leggetela, perché è una munizione nella nostra gloriosa crociata: smitragliare la letteratura alla morte, cosicché non torni più a tormentarci di notte. La ragazzina, ça va sans dire, è un'ebete e il romanzo è indegno, cioè proprio quello che ci serve per stare meglio.

Ma non è di questo che parleremo! Tireremo fuori dalla cassapanca, invece, un mini-cripto-pamphlet propagandistico demaistriano contro la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Perché insomma, guardate: i cattivi scrittori non fabbricano ciò che scrivono, il che sarebbe mera imprenditoria. I cattivi scrittori scrivono ciò che scrivono. L'immagine di Alice che si piscia addosso – e no, non è tratta dagli inediti fetish di Carroll: è Giordano – non è un artefatto funzionale, le trame mongospastiche dei romanzi di genere non sono paint-by-numbers. Immaginazione produttiva, quant'è vero Dio! Cose pensate, vissute – paura eh? (qui qualcuno dovrebbe ribadire che assomiglio a Lucarelli) - non bulloni, scarti di officina cinese. L'industria culturale ci droga di ottimismo, ci fa credere che insieme all'arte sia morta anche l'anima, la trascendenza, l'ispirazione: un sacrificio necessario per liberarci dall'estetica – e così sia – e dagli sconfinati orizzonti della tanatologia. Per dormire tranquilli. E invece non è così, siamo traditi! Tutti questi rumori di guerre, la nostra pervasiva secolarizzazione, non sono approdati ad altro che al degrado della fede. Non ci hanno tolto la sete, hanno intorbidato l'acqua – e ora nient'altro che il disgusto ci condurrà al nirvana metallico, alla perfezione orologiaia delle nostre sinapsi.

Perché insomma, Averroè parlava di intelletto potenziale unico. È ancora qui, ma in forma di terza via orribile tra l'atomizzazione disperata – l'esistenzialismo – e il suo opposto, l'impossibilità (filosofica) della morte. Un mollusco universale, che sente e irradia sentimenti attraverso le moltitudini. Quello che rimane di Dio dopo la tortura del sospetto. Quando leggete un cattivo scrittore leggete la nuova Bibbia, leggete un'ispirazione. Non un oggetto. Guardate: dove dovrebbe esserci l'anima o niente c'è l'Azathoth delle piccole cose. Ed eccoci qui, sospesi ad un passo dal paradiso della reificazione, ma il guardiano ci sbarra la strada e allora restiamo nell'obbrobrio, con le bocche che masticano fango. Ed abbiamo, per giunta, bruciato le navi. Non tornerà il tempo del dolore e della bellezza, soffriremo punture di spillo collettive e vomiti proletarii. Nell'ottantanove, signori, avevo ragione io.

14 commenti:

  1. è disarmante, non mi resta che gettare tutte le penne e suicidarmi.

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  3. Personalmente, è un po' che ho capito cosa mi trattiene dal tentare di scrivere romanzi. La condivisione di questi pensieri.
    E puntualmente mi soprendo a sognare la mancanza d'intelletto e bramare le sole capacità sensoriali.

    Lei fa male alla vita, maestro, ne vada fiero.

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  4. E'la maschera di Majora, più o meno. Costretti a vivere in eterno gli ultimi tre giorni prima della fine del mondo, dopo aver bruciato i ponti e le vie di fuga. L'industria culturale è il sigillo di cera e l'eterno ritorno, costruzione sociale di speranze senza conservanti.

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  5. Se queste parole battono nella carne come chiodi da crocifissione vuol dire che si è uno di coloro che scrivono per il raffreddore? :'(

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  6. un bel pezzo di scrittura :P

    (avevo scritto una cosa più seria, ma l'ho cancellata)

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  7. @Avatarz: no, vuol dire che si è l'alter christus
    @Shinshin: ditto
    @Imago: ricordiamo un sacco di gente per quello che ha scritto, ma troppo poca per quello che ha cancellato.

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  8. @Jura: A male fa male la vita. Nel senso proprio i fianchi. Ho i dolori intercostali.

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  9. Interessante. Condivido in pieno. Ma il dubbio che mi sorge è: allora se uno ama la scrittura e vuole scrivere, anche a livello accettabile, non per forza in modo geniale, che può fare? Aspetta di reincarnarsi in un genio tipo Saramago o un giovane talentuoso come Giordano?

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  10. @cico: Semplicemente, non pubblica. Bisogna avere l'onestà intellettuale di distinguere il desiderio di scrivere (alla cui esistenza non credo, perché è più o meno come il desiderio di una tracheotomia, ma prendiamola per buona) dal desiderio di protagonismo. Per essere protagonisti non c'è bisogno di far male ai fogli, basta cospargere di burro di arachidi rancido un busto della Regina d'Inghilterra cantando "Britannia rules the wawes" in remix house.

    as a side note, Saramago sa bene il mestiere, non è un genio. E Giordano, insomma, fa ridere la capre.

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  11. Riguardo a Saramago, pare che questo sia il primo libro che la casa editrice si rifiuta di pubblicargli. Resta solo da individuare, senza grandi sforzi immaginativi, il grado attuale di autonomia di Einaudi rispetto al suo proprietario (dispiace un po' dirlo, ma pare sia così).

    Riguardo al discorso in sé (non riguardo alla Strazzulla, che non conosco in maniera diretta, e che qualcosa mi suggerisce di non leggere) lo condivido, mio malgrado, in pressoché ogni dettaglio. Di qui, non resta che scantonare verso il proprio "piccolo mondo modesto", edificante e provinciale. Già meglio, forse, di scegliere e farsi approvare un titolo come "Gli eroi del crepuscolo", questo sì.

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  12. "Gli eroi del crepuscolo" ? Però in qualche modo è appropriato al testo qua sopra... :P

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  13. Consiglio per la lettura: "Ma quante stelle sono", di Giulia Carcasi. Giovane scrittrice emergente, provoca disgusto come poche. Banale, insignificante, ottimo da mettere sotto il tavolo tremolante. Appena 230 pagine.

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