mercoledì 4 novembre 2009

magis quam custodes auroram

– e che vada così, quindi, per questa gola

di marna agli incastri del porfido:

una crepa per chi va per queste strade

e osserva e ascolta, dalla facciata

ai lastrichi di marmo; e fermi, un poi –


(i rosmarini stanno lì, come un’apparizione

dal basso, nel vialetto: strane ricorrenze

fra le siepi della Cappella Espiatoria, mozzi-

coni spaiati in riflessi acquosi dalle zebre;

contatti, lumini o sirene viola a navigare)


un poi, dunque: di questo, un futuro

più o meno alienabile dal caso: un odore

su mani da cui farci trascinare, prede

sole a questo buio: o magari, cemento


e cemento fra chi va per queste strade

e osserva e ascolta; patrioti dal niente,

ma davvero, almeno fino a un segno

in questo squarcio di voce, distratti

attendere l’ora in cui gridare terra

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