sabato 24 ottobre 2009

Guida pratica allo sbarramento delle finestre, ovvero un discorso intorno alla melanconia

con lucido ascolto della caduta


- Conosci Georges Perec?
- Hai letto Un uomo che dorme?

Che poi, signori, sono cose che si chiedono. E si risponde qualcosa come una risata per dire che, insomma, - qualche volta credo di aver detto che quella risata non è la tua, intendo di Ottavia, ma viene da altrove. Non so se ricordi. C'è da dire che le finestre sono sempre chiuse e questa bizzarra distimia tende a riequilibrarsi da sola. Quel singolo dice che abbiamo letto i libri e poi ci dormiamo sopra.

Come tutti sappiamo, è opportuno ricalibrare la vista e le distanze tra una pulsazione e l'altra del ridicolo. A mia perpetua discolpa, dirò che mi abita un daimon che applaude. Parlo di taumaturgia teatrale, rituale d'imbalsamazione semantica: per sopravvivere alle espettorazioni, agli sbocchi delle parole. Collezioni di organi immobili sotto gli spilli, cataloghi: il ridicolo che arriva ha qualcosa delle macchie d'umido, pretesto per parlare ancora di quella sconfinata antichità delle strutture, architettura che ci precede. Che poi è così stantio il discorso sulla sincerità e la menzogna, mi lascia sulle labbra l'indulgenza dolciastra e un poco scema da trattatelli dei tredici anni: diciamo solo che non c'è da fidarsi. Cave canem, prima che scopra i cadaveri con le zampe.

Pensavo che una volta i gradini del treno erano più alti. Pensavo a Fritz Zorn e alle sue lunghe riprovevoli tirate sul sesso e su come trasciniamo in giro lacrime non piante e seme non versato. Pensavo anche che non capisce niente, Fritz Zorn, e che la morte entra nella vita quando ci si masturba solo all'ombra delle fanciulle di un tempo, passate altrove. E immaginavo, se volete, pletore di figli già invecchiati e morti, per i quali preghiamo e scontiamo sebbene siano davvero all'inferno. Infine mi ripetevo che Freud è un cretino, e anche Zorn, ma non il conte di Segni. Vilissimo, vilissimo sperma.

Era per dire di questo miracolo olografico, quando la carne diventa memoria e alla fine un mattino più crudele degli altri ci disfa. Ne abbiamo uccisi tanti di albatri per mangiare così poco, così nulla.

3 commenti:

  1. O keep the dog far hence, that's friend to men, la calce stipata negli interstizi delle sue articolazioni è quanto di meno funzionale lei avrebbe potuto ideare e realizzare, armeggiando con quel suo gomitolo di spaghetti scotti...

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  2. sarebbe ora di dimenticare il grido dei gabbiani e il fondo gorgo del mare, si.

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