lunedì 4 ottobre 2010

"così per conoscere l'immensità bisogna non capire niente, perdere ogni intelligenza, non conoscerla"


come volerla la compassione quando ancora

non siamo che l' infanzia, la mano con cui
reggi quel bicchiere, sortiti a quel qualcosa
che ti porta via, così vicini a questo fuoco?
da cos'è quest'escissione, anni che si tirano
alla lama che li ha presi? oppure l'ira scesa
dai flagelli riparati, contesi per le piaghe
tese al fondo, come a contenere, contendere
le cose, il ribasso della voce? o ancora è il
punto di una stessa diffusione, lo schiaffo
in croce, sottotraccia, insoluto al meglio
dei propri replicanti, di ciò che mi parlò
di te, quanto riposi male queste mie mani?


*

così lontani da un qualsiasi regno, per il punto di fuga, alla rovescia

[dello spettro; la consonanza è disconoscere, assorbire in corpo


Hebron piantato addosso un fucile, controlli e ripartenze con le grate alle

[finestre, sorridere in posa ai documenti sfogliati,


il fastidio che qui la dissonanza siamo noi e la nostra radio sulla strada,

[nebbia che trasmette tutto ciò che è andato e ci fa ancora:


*

come tirare la pelle dei sinedriti
fino a farla saltare, passare per le logge
respingenti dell'aria, posare lo scarto
come un'intersezione, rendere immobile
ciò che si ama con la stessa trazione?

*

non li voglio i dogmi, non ancora, finché
resti il solco della stagnazione fuori dal Verbo
che si è fatto carne dilacerandosi dal Padre,
non voglio nemmeno ciò che è mio se arriva,
solo questa luce non ha smesso di irradiare

*

ho una sola matricola ed è abrasa, sono molti
e a molti sembro, quando una sola è ancora
la tratta per l'approdo, il nuovo arresto per la
medesima scelta di non esserci più per stare
svegli, capirsi nella traiettoria che non ha una
condizione pari, né un termine per questa veglia

*

non basta una sola inondazione a contenere i ghiacci, il ricambio di accordi

[universali, ma è la ripresa semicosciente: la separazione


vede le armonie disimparate, il suono rauco dei sopravvissuti dentro ai cicli

[delle acque che riempiono i sommersi, l'apocalisse semplice,


il non dare nulla da pensare oltre la conflagrazione, l'inutile superamento,

[rovina lucida come il volere degli imbelli


che regge agli spergiuri, deportati nudi oltre lo spazio che si rompe fuori

[da ogni storia e resta esposto in ciascuna voce



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