lunedì 5 luglio 2010

Facilità di un giorno

già un passo già un nome e bastano a far più concrete le cose anche lontane, altro che fumo se c’è un male e quest’afa delle cose che circondano: come le telefonate a ore stabilite in grida o a non alzare la cornetta il freddo di un nevaio futuro che slavina

e a negare invece: la facilità dei movimenti tellurici inavvertiti sfiorati a fior di pelle, l’accumularsi dei passi invisibili all’altra stanza, il rimuginare di corvi e cicale arrampicarsi per la grondaia rovente al sottotetto

in sintesi: la fuga dell’acqua attorcigliata per la superficie e brevi gorghi, la somma dello svenimento tra il passo del sangue allentato e il gesto come una sfasatura tra la periferia ed il centro

finale il colorio di tre piume a fondovasca, e in alto non visto il corpo tondo se rilassato o satollo, slegato, come appesa metamorfosi incompleta e appena un po’ più vuota.

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