giovedì 26 gennaio 2012

I conti non tornano

Vorrei cominciare da una piccola concezione del mondo, come la barzelletta stantia dei conti che non tornano perchè al servo che camminava sulla spiaggia capita tra le mani il messaggio del 3+3=5. I conti non tornano, ciò significa che dovremo occupare il tempo in qualcosa, ma se davvero sono morti ed uno di loro era il Tempo, allora il servitore non saprà più come cavarsi la vita dal petto per l'eternità. Infatti, uno era il Tempo, l'altro lo Spazio. L'uno e l'altro quella sera non sono tornati e questo servo del Tempo e dello Spazio, si è ritrovato di punto in bianco servitore per sempre/servitore di nessuno. La sua dimensione paradossale viene ad essere il punto e il momento nel quale scopre che, come da titolo, i conti non tornano. Starà lì fermo senza dare l'occasione a chi ne parli di farne presente, passato o futuro, ma anche senza dargli ragione di parlare di lui, in quanto la sua disperata immobilità non verrà affatto apprezzata dalla maggioranza. Questo servo è un eroe non democratico, capiterà senz'altro che un poeta gli si avvicini per chiedergli semmai fosse ingrediente di quel remedium poetarum di cui parlano i baffi con Nietzsche. Il servo d'altronde non saprà da dove e da quando gli fossero giunte voci di poeti, il ghigno del mare e il tintinnio della coscienza.
Il suo pensiero è la grande concezione del mondo a cui siamo arrivati, ovvero che la matematica è davvero la linguaccia con la quale dio ha scritto l'universo, però è un calcolo sbagliato. Per ciascuno di noi è fissato negligentemente un giorno in cui i conti non tornano, non veniamo resi alla spiaggia, ma ritornerà pian piano solo l'acqua, avanti ed indietro per gli interstizi delle mere coscienze. Questa coscienza di essere non ha nulla della statua di sale, la sua resistenza anacoretica è insieme un errore eterno e la sua manifestazione senza fine dietro le palpebre del servitore. Ricordiamo, servitore per sempre/servitore di nessuno.

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