venerdì 19 novembre 2010

Misericardia

Ciao a tutti. Siamo sempre io Manuel e lui Kyuss. Quelli veri, come la salamandra.
Qui il risultato precede la somma: la prima poesia riportata è stata scritta a quattro mani. Le due successive sono una rielaborazione del testo originale.
Ora vi spiego. Io Manuel ho sostituito i versi di lui Kyuss con altri versi (versi miei Manuel) nuovi di zecca, e lui Kyuss ha sostituito i miei Manuel versi con altri versi (versi suoi Kyuss). Sia io Manuel che lui Kyuss, inoltre, abbiamo alterato leggermente il testo laddove ritenuto (da Manuel e Kyuss, io e lui) necessario.
La poesia che trovate sotto la lettera R (che sta per Manuel) è quella di io Manuel.
La poesia che trovate sotto la lettera Z (che sta per Kyuss-Daniele) è quella di lui Kyuss.

Ciao (tanto lo so che non ci siete).

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Come una reliquia di mare, il fuoco ai consanguinei
si consegna alla sbarra - dove altrimenti
si riducono le anse, si ammainano le ombre
fino al rintocco dei polsi, la trasparenza che rileva
un calo eidetico, il collasso degli specchi d'acqua, la distanza
che ribalta il sangue, la polarità dei flussi.
C'è una persistenza dell'arco, un improvviso brillamento
percorre il binario della frattura: qui si avvita l'aria
percossa fra i treni e le banchine, indotta a un altro centro,
alla spina della voce. Niente sopravvive al vetro,
niente all'esplosione di una discrasia, e quindi una pioggia
regolare prova l'autenticità del distacco, la fibra inosservata
per l'accrescimento; e allora misericardia,
misericordia delle gole - non altrove si avvera il crampo,
l'accento del muscolo. Lo stesso niente
ora vibra, impatta il tronco, il palato della pagina.

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Z di Kyuss:

Come una reliquia di mare, il fuoco ai consanguinei
scioglie il sedimento; per lo stacco di un cristallo
si riducono le anse, si ammainano le ombre
che hanno lembi più vasti, sanno accelerare
il collasso degli specchi d'acqua; la distanza
di un accrescimento passi dall'incavo: intatta
c'è una persistenza dell'arco, un improvviso brillamento
che parla di una precessione delle stelle, di condensa
percossa fra i treni e le banchine, indotta a un altro centro
come il fiato; non l'inciso, non la distorsione angolare,
niente all'esplosione di una discrasia; quindi una pioggia
regolare, la pietra in cui passavano i nervi e le maree
in accrescimento; e allora misericardia,
misericordia delle gole, se qui si vede il taglio che stende
la sua mano per segnare convalli, le baie in coalescenza.

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R di Manuel:

Questo buio è un difetto del corpo,
si consegna alla sbarra. Dove finisce il contatto
comincia un osso, la sporgenza esatta
delle basi. Così fino al rintocco dei polsi
la trasparenza rileva un calo eidetico, l'onda
che ribalta il sangue, la polarità dei flussi.

L'ago testimonia il peso controluce, percorre il binario
della frattura: qui si avvita l'aria
inclusa fino al centro, alla spina della voce.
Niente sopravvive al vetro, al varco stretto
del fuoco. Perciò un calore uniforme prova
l'autenticità del distacco, la filigrana invalicabile.
Non sentiamo la pioggia, ma un'acqua minore,
una detrazione sintattica, quanto della linea
inaugura il tratto. Non altrove
si avvera il crampo, l'accento del muscolo. Lo stesso niente
ora vibra, impatta il tronco, il palato della pagina.

1 commento:

  1. molotov bravibella.
    vorrei scriver come voi
    ma sono un treno e ho troppe ruote.

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